Flavio Oreglio: un cantautore “Contromano”
Fu galeotta la nota introduttiva all’album “Siamo una massa di ignoranti. Parliamone” (nel 2005) regalataci dall’indimenticabile Keith Emerson, quando – parlando del Flavio Oreglio musicista – citò il brano “Una vita contromano”. Un disco eccezionale, quello sopracitato, che – come tutte le esperienze complesse e coraggiose – consacrò l’Oreglio attore, scrittore e ideologo, in cantautore “definitivo”. Una formazione anni Settanta, un’impronta fusion e prog, una personalità poliedrica, un’identità autoctona in quel di Milano che l’ha visto crescere tra le invettive satiriche del Derby e la canzone d’autore dei Vecchioni e degli Svampa. Flavio Oreglio è un cantautore anomalo, appartenente a quella categoria di musicautori che non si sono (per fortuna…) mai estinti, perché non hanno sposato le mode pop e – seppur con grande fatica – hanno saputo essere coerenti. Potremmo anche definirlo un cantautore a due anime, una popolare – sempre attenta alla valorizzazione delle tradizioni (con particolare attenzione alle radici milanesi e lombarde – l’altra intellettuale – a favore di un genere astratto come quello di un teatro canzone tra voli country, jazz e rock con deviazioni verso il progressive. Nonostante il tentativo mediatico continuo …